venerdì 19 ottobre 2012

Top 10: i migliori film parodia (prima parte)



Esistono due segni di successo in questo mondo: che ti odiano e che ti prendano in giro. Non potrai mai essere sicuro di avercela davvero fatta finché non ricevi almeno un insulto, e non ti trovi almeno una volta parodiato. 
E in questo genere - forse l'unico - il cinema ha una posizione di prestigio sopra alla carta stampata: perché se nessuno si ricorderà le parodie letterarie di Twilight o di 50 Sfumature, dopo che saranno stati dimenticati i romanzi a cui sono legati, i film parodistici belli vengono ricordati anche decenni dopo - ci sono forse più persone oggi che guardano Un Uomo in Calzamaglia che quelli che guardano Il Principe dei Ladri, e ti ricordi forse come si chiamava il film parodiato da L'aereo più Pazzo del Mondo? Ed è forse importante perché tu ti diverta?
Se una parodia è girata bene, al cinema, può diventare un classico.

Questo è il primo Top 10 del Drago di Plutonio ed è stato sofferto. Scegliere soltanto dieci film ha significato accantonare molte pellicole amate, divertentissime ma meno degne delle altre ed è impossibile che le mie scelte possano essere condivise da tutti. 
In alcuni casi mi sono pure scontrato col muro: è forse una parodia? Il quale ha particolare importanza in quanto influenza la prima posizione. Questo problema è aggravato dal fatto che spesso gli autori di certi film li hanno denominati omaggi, piuttosto che parodie; altri ancora hanno definito parodie film che lo erano soltanto da un punto di vista molto ristretto.
Per risolvere la problematica, ho assunto il seguente metro di giudizio: si considera parodia qualunque film sia stato percepito come tale da parte del pubblico del periodo in cui è uscito. Questo ha quindi escluso il Grande Lebowski dalla classifica: nonostante i suoi autori lo dichiarino una parodia del genere Noire; dal pubblico del tempo non venne percepito come tale (e personalmente, lo ritengo un Noire fatto e finito), e ha permesso al primo posto di sedersi sul trono meritato, nonostante oggigiorno molti non ne riconoscano la natura parodistica.

Ma basta cianciare, sotto troverai la metà in coda di questa Top 10; qui, invece trovi la metà in testa. E come sempre, ti rimando ai commenti per ogni lamentela o minaccia di morte per aver escluso Austin Powers.

10. Mezzogiorno e mezzo di fuoco 
Dati: 1974; Diretto da Mel Brooks e scritto in collaborazione con Norman Steinberg, Richard Pryor e altri; con Cleavon Little e Gene Wilder

Genere parodiato: western




Cosa ti aspettavi? Benvenuto amico? Fa' come se fossi a casa tua? Sposa mia figlia? Devi ricordarti che questi sono semplici contadini. Gente della terra. Gente del west. Insomma...idioti.

Neanche cinque minuti nel film, e già parte la parola Nigger...all'inizio pensavo fosse tipico degli anni '70, sentirsi meno sensibili nei confronti dei diritti dei neri, e il fatto che un gruppo di uomini di colore si sia messo poi a ballare e cantare pareva confermarmelo. Ma poi mi sono ricordato che il '74 era immediatamente dopo la lotta sociale e civile e questi pensieri dovevano averli avuti anche gli spettatori del tempo.

In realtà, pare strano, ma qui Mel Brooks stava prendendo delle posizioni sociali: Mezzogiorno e mezzo di fuoco è forse il suo film più "politico", o comunque in qualche modo impegnato; l'idea di base è quella di prendere la battaglia per i diritti dei neri e di lanciarla in mezzo al genere cinematografico più bianco d'America, il western. A usare la parola N sono gli zoticoni bianchi e a rivoluzionare la società è proprio l'arrivo di uno sceriffo nero.
La classica azienda ferroviaria malvagia, per eliminare una cittadina che siede in mezzo a una tratta futura, tenta di terrorizzare i contadini locali con i banditi, e poi di demoralizzarli con l'invio di un nero nei panni di tutore della legge. Chiaramente, il piano fallirà e lo sceriffo si dimostrerà un degno paladino, fino a quando - nel finale - tutto cade a pezzi e gli attori escono dal deserto per scorrazzare comicamente per le studio lots del backstage, finendo in mezzo a balletti di Broadway, e nazisti in sala mensa.

Ad essere sinceri, forse l'effetto finale non è poi tanto riuscito; colpa anche l'aver permesso a troppe mani di lavorare sulla sceneggiatura, e sopratutto un'eccesso di fiducia verso Richard Pryor: si racconta che il comico degli anni '70  organizzasse "sessioni di scrittura" notturne in cui ci si faceva di droga, ci si sbronzava di alcol, e poi si cercava di far venire in mente delle buone battute. Ora, io adoro Pryor - ma affidare la sceneggiatura a un uomo noto per essersi dato fuoco non è forse stata la più saggia delle idee.
Chiaramente, il film ne risente e finisce col sembrare più un lavoro di pezza; dove il ritmo ingrana la marcia, e poi frena in modo ciclico mettendo in difficoltà sopratutto un pubblico moderno, abituato a un ritmo di battute più serrato.

Ma al di là di questo, il  film si merita il posto in classifica: quando funziona, funziona benissimo, ed il tentativo di fare un commento sociale è comunque apprezzabile. E poi, seppure alcune scene siano invecchiate male, ci regala una bellissima scena di scoregge - e quel tipo di umorismo non muore mai.





9. The Rocky Horror Picture Show  
Dati: 1975; Diretto da Jim Sharman; scritto da Patrick O'Brien, anche attore con Tim Curry e Susan Sarandon

Genere parodiato: film dell'orrore gotico inglesi (Hammer); film dell'orrore americani degli anni '30 (vari); film di fantascienza americani degli anni '50 (vari)




Don't dream it...be it

Riesco sempre a capire quando un film sta per diventare uno dei miei preferiti di sempre, perché generalmente non mi piace la prima volta.
Con Rocky Horror successe proprio così, quando finalmente lo diedero in televisione perché potessi provarne l'esperienza, ne rimasi deluso. Ma lentamente, col tempo, l'ho sentito arrampicarmi sulla schiena - fin quando lo spirito di Frankenfurter non mi riempì. Completamente.
Dev'essere stato così anche per i primi spettatori americani che si ritrovarono davanti a questo assurdo pastiche: castelli gotici, rivoluzioni sessuali, sangue e cannibalismo, e tanto strepitoso camp. Devono averlo prima odiato (e infatti non ebbe successo, inizialmente) per poi decidere di cantare e ballare ed interagire con lo schermo. Iniziando una tradizione che è ancora viva, quasi quarant'anni dopo.

Una giovane coppia puritana americana, perdutasi nella campagna e senza benzina, finisce al castello di uno scienziato travestito che li inizia ai piaceri della bisessualità, che uccide e mangia un motociclista (Meatloaf, geniale), costruisce l'amante perfetto, e si rivela essere un alieno. Tuttora non riesco a venire a capo delle associazioni di pensiero che hanno portato a questo racconto, ma l'adoro.
Chiaramente, è impossibile dissociare il film dal fenomeno: se preso puramente come film funziona soltanto in parte (la storia è un vero disastro, non tutte le canzoni sono efficaci),ma la comunità di appassionati che gli è cresciuta intorno, e l'aspetto ritualistico che hanno assunto i loro incontri contano moltissimo.
E' un fenomeno mai davvero ripetuto - anche da parte dello stesso O'Brien - e forse, per molte ragioni praticamente irripetibile.

The Rocky Horror Picture Show è una vera tempesta perfetta: è uscito al momento giusto, nell'atmosfera giusta e al posto giusto - all'apice della bolla camp e revisionista che aveva portato a Pink Flamingos, e alle proiezioni ironiche di vecchi film anti-droga. Divenne un fenomeno allora ed è ancora un classico oggi.
Forse il film non è tanto geniale quanto vorrebbero farti credere i fan, ma si merita il nono posto perché è più che un film. E' una religione.






8. Hot Fuzz
Dati: 2007; di Edgar Wright, con Simon Pegg e Nick Frost

Genere parodiato: film di polizia e d'azione

Film specifici parodiati: Bad Boys; Arma Letale (e in genere qualunque film dove i poliziotti cominciano con l'odiarsi e finiscono con l'amarsi)



Hai mai sparato in aria gridando aaaah!?

Gli Inglesi hanno uno strano rapporto con l'America: da una parte riconoscono di esserne superiori culturalmente, ma dall'altra non possono fare a meno di ammirarne la cultura popolare. 
Non c'è inglese che non abbia invidiato per un istante i film d'azione Americani, e non abbia per un momento voluto trovarsi a New York, o Los Angeles a sventare attentati e massacrare criminali.
Un Europeo non ha problemi ad immaginare un film pieno d'esplosioni che si svolga a Manhattan, ma non è forse un pochettino ridicolo immaginare la stessa cosa a Piccadilly?
Insomma, agli Inglesi è concesso Shakespeare e Sherlock Holmes, ma per quanto riguarda Bruce Willis e Danny Glover - loro funzionano solo in America.

Edgar Wright è consapevole di questo, e quindi decide di aumentare il livello di ridicolo: un film poliziesco d'azione ambientato non soltanto in Inghilterra, ma addirittura nella campagna inglese. Dove la cosa più emozionante che possa capitare è un cigno in fuga, e dove i guai più grossi affrontati dai cittadini sono "quei ragazzi incappucciati che stanno fuori dal pub".
Ovviamente, il film punta molto dell'umorismo sulle maniere e sugli accenti tipici dei campagnoli inglesi (una scena memorabile ma intraducibile gira intorno all'impossibilità per il Londinese Simon Pegg di decifrare la pronuncia dei vecchi contadini), e quindi l'efficacia del film è ridotta sul pubblico Italiano.
Tuttavia, non si può rimanere immuni al fascino di una parodia così innamorata del genere preso in giro (Nick Frost è un amabilissimo poliziotto di paese che si addossa la responsabilità di educare il suo collega in fatto di filmacci d'azione americani), e allo stile con cui passa da un secondo atto splatterosissimo, a un terzo in cui volano pallottole da ogni parte, eppure non muore nessuno.

Hot Fuzz è un film forse troppo inglese per un pubblico italiano, ma è ugualmente un esperimento riuscitissimo, e mentre trepido nell'attesa del terzo film di Wright nella sua trilogia del cornetto, non ho remore nel dare al secondo film della serie il suo meritato ottavo posto in classifica. 





7. L'aereo più pazzo del mondo
Dati: 1980; Scritto e diretto da Jim Abrahams, David e Jerry Zucker; con Leslie Nielson e Robert Hays

Genere parodiato: Film catastrofici 

Film specifici parodiati: Airport e (sopratutto) Ora zero





Ora ascolta e ascolta bene. Non c'è nessuna differenza tra un aereo e una bicicletta, ma c'è differenza tra una bicicletta e un aereo. Ma per te non fa alcuna differenza perché non sai andare in bicicletta. Se atterri te lo insegnerò. 

Esisteva un tempo in cui Leslie Nielsen era un attore serio; il buon canuto era il simbolo televisivo della middle class americana: il poliziotto saggio e affidabile, la cui cadenza esprimeva sicurezza, e professionalità, e il cui volto calmava il pubblico televisivo per tutti i cinquanta stati.
Puoi quindi immaginare lo sconvolgimento che quel pubblico provò nel vedere lo stesso volto, e sentire la stessa cadenza mentre prendeva a schiaffi una passeggera nel mezzo di un circo di battute razziste, sacrileghe, sessiste e pedofile!
Nel 1977, i fratelli Zucker e Jim Abrams avevano scritto Ridere per ridere, diretto da John Landis ; una serie di sketch surreali, e politicamente scorretti che parodiavano generi disparati, dal Blaxploitation ai film di Kung Fu. Per me non regge moltissimo oggi, ma pianta il seme di tutta la comicità degli anni '80: dissacrante e volgare, con una forte predisposizione per le gag visive - le quali diventeranno il marchio di fabbrica del team Zucker.

L'aereo più pazzo del mondo esce nell'80, e cavalca la scia di un decennio di film catastrofici strapieni di vecchi attori pensionanti - dalla serie airport l'avventura del Poseidon a l'inferno di cristallo - il pubblico ne era esausto, e l'arrivo di una parodia che li mettesse in ridicolo ebbe un successo esplosivo.
La storia ricalca quasi scena per scena quella di Ora zero (un filmetto dimenticato a cui la Paramount deteneva i diritti), la storia di un ex pilota in crisi che cerca di ricongiungersi con la moglie e il figlio su un aereo dove dilaga un'epidemia causata da del pesce andato male.
Nonostante fosse una parodia diretta, nessuno si ricordava il film originale (del'57) quando uscì questo, e tendenzialmente non lo conosce nessuno anche oggi. Anzi, se c'è qualcuno ancora che lo guarda è probabilmente soltanto per merito del film che l'ha preso in giro!

Ed ecco perché si merita la settima posizione: è una parodia, ma mostra come le migliori parodie non devono neanche avere soggetti riconosciuti dal pubblico perché funzionino bene. L'aereo più pazzo del mondo è diventato un classico per il merito di avere buoni attori, ottimi scrittori, e un repertorio di gag estremamente efficaci. Un film talmente potente che trasformò radicalmente Leslie Nielsen dal buon americano medio all'attore comico più deadpan dopo Buster Keaton!



E pensare che non è neppure il loro capolavoro.



6. Frankenstein Junior 
Dati: 1974; Diretto da Mel Brooks e scritto in collaborazione con Gene Wilder, anche attore assieme a Marty Feldman.

Genere parodiato: film di mostri della Universal.

Film specifici parodiati: Frankenstein; la moglie di Frankenstein; il figlio di Frankenstein; il terrore di Frankenstein



Io preferisco essere ricordato per il mio piccolo contributo alla scienza, e non per la mia accidentale discendenza da un famoso...coglione!

Eccoci arrivati alla fine della prima parte della classifica. E già qui, due dei film citati hanno come tematica parodistica i film dell'orrore. Inevitabile, quindi, rendersi conto di quanto i film dell'orrore della Universal avessero formato la cultura popolare della guerra fredda: il primo Frankenstein era del '31, eppure le continue repliche televisive lo avevano tenuto in vita fino agli anni '70 e oltre ancora.
Forse, davanti alle crisi politiche e le incertezze di quegli anni, ricordarsi di quei mostri che tanto avevano terrorizzato il pubblico quando erano bambini, poteva dare un senso di conforto; l'idea di un orrore facilmente individuabile e tutto sommato innocente.
Forse sto indagando troppo, ma è impossibile non vedere l'amore dello stesso Mel Brooks per quei film quando si guarda il suo Frankenstein Junior.

Ne è l'esempio più evidente la sua scelta di girare in bianco e nero - Brooks vuole girare una parodia dei film gotici che sembri uno di loro.
Più che presa in giro, Junior viene concepito come un quarto seguito al film con Karloff: dopo la vicenda di Viktor e del mostro e della sposa del mostro e del figlio di Viktor, questa è la storia del nipote - uno scienziato che desidera liberarsi del disonore causategli da una discendenza tanto odiata. Ma liberarsi del peso di famiglia è impossibile, il destino lo trascinerà di nuovo in Transilvania e lo costringerà a ripetere l'atavico peccato.
La storia tragica del giovane Frankenstein è quindi un classico racconto gotico - oscuri segreti, passaggi nascosti e fati inevitabili - ma narrato in chiave comica: ormai i villici sembrano quasi stanchi di dover continuamente inseguire i mostri creati dalla famiglia Frankenstein e i fulmini in cielo hanno come unica funzione quella di rendere il nome della povera Frau Bluken più incisivo.

Se per favore non toccate le vecchiette è inevitabilmente il capolavoro di Mel, Young Frankenstein è la sua parodia più riuscita. Balle Spaziali e Robin Hood, un uomo in calzamaglia saranno anche loro divertenti, ma nessun suo film futuro catturerà mai più quel perfetto equilibrio tra gioco, tributo e racconto che qui è riuscito a mettere sulla pellicola.




E ora, la seconda parte della classifica!


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