domenica 26 gennaio 2014

La lupercalia di Wall Street


Ho deciso di cominciare questa recensione con un'immagine non di Leonardo Di Caprio, bensì di Jonah Hill - il ciccio ragazzo d'oro del regista comico Judd Apatow, e veterano di film semi-sconosciuti in Italia come Suxbad, e 21 Jump Street - in particolare ho scelto la scena in cui, sotto una carica di tensione e Metaqualone, decide di salire su una scrivania e mangiare letteralmente il pesce più piccolo nell'ufficio. Faccio questo per due ragioni chiare: la prima, perché ogni dannatissima recensione su questo film che tu avrai trovato sulla rete avrà mostrato in cima il suo protagonista biondo; e seconda, perché sono un hipsterone fottuto che deve sempre fare il diverso.

mercoledì 8 maggio 2013

Doctor Who, S07E11, "The Crimson Horror"



Meglio conosciuto come: 
l'episodio che viene prima di quello di Gaiman

Mark Gatiss è il co-produttore di Sherlock, e come tale non posso certo far finta che abbia avuto una carriera povera nel campo della televisione; eppure, ugualmente mi dispiace per lui - ha scritto sei episodi per il Doctor Who e nessuno di essi può essere definito un episodio classico.

Forse l'unico che viene ancora ricordato (almeno dal mio punto di vista) è the Unquiet Dead - quello dove Rose e il Nono Dottore si trovavano nella Londra Vittoriana a scontrarsi con spiriti malvagi che alla fine erano alieni da un'altra dimensione - e anche in questo caso, forse è rimasto famoso più per il fatto che era il terzo episodio di una serie di cui al tempo non era garantita la continuazione, e quindi si tendeva a considerare ogni singolo episodio come un dono sacro.

Ma passata quella stagione, ed esplosa la Whomania a livello globale, chi diavolo si ricorda quell'episodio in cui un televisore divorava la mente dei suoi spettatori, o quell'altro in cui Rory e Amy vengono trasformate in bambole?
E anche in quest'ultima stagione, l'episodio Cold War tende a essere visto come un episodio carino, ben realizzato, ma non esaltante.

Insomma, Gatiss scrive bene ma non è Davies, e non è Moffat, e quindi finisce con l'essere relegato a "autore minore", scrittore di episodi meramente riempitivi. 

E questa maledizione è destinata ad avere ancora vita lunga - in quanto Gatiss non è certamente Neil Gaiman, il quale oscura questa piccola avventura gotica con l'ombra del suo episodio, che uscirà la settimana prossima, e sicuramente ci farà esplodere la testa con un'idea geniale e una realizzazione fenomenale. No?

Sarà, ma mi piace schierarmi con gli underdog, e quindi dico questo: Gatiss, qui, ha scritto un gran bell'episodio.

mercoledì 1 maggio 2013

Doctor Who, S07E10, "Journey to the centre of the TARDIS"


Avatar. Con un budget da BBC.

Può sembrare paradossale, ora che la serie si avvicina al suo cinquantesimo anniversario, ma il numero di storie del Doctor Who ambientate all'interno della cabina telefonica blu piuttosto che fuori di esso sono peculiarmente una rarità. Generalmente, la nave serve soltanto da escamotage narrativo, utile per portare il Dottore e i suoi compagni su un altro pianeta, in un altro tempo, o attraverso dimensioni parallele. Ma poco più.

Viene da chiedersi il perché di questa tendenza, soprattutto considerando come  l'idea di un complesso sterminato e misterioso racchiuso dentro una piccola scatola sia uno dei concetti più affascinanti del franchise - e generalmente la prima cosa che racconto ai potenziali fan quando cerco di vendergli la serie: parla di un alieno, che assomiglia a un inglese, che viaggia nel tempo e nello spazio in una cabina telefonica degli anni '60. Che è più grande all'interno. 

Eppure, a differenza di serie come Star Trek, che per ragioni di budget spesso ambientavano intere fette di una stagione sulla stessa nave stellare (potendo così riutilizzare gli stessi set per più episodi e non dovendone costruire di nuovi per ogni nuova storia), il Doctor Who sembra scegliere la strada più difficile (e meno cost effective) - necessitando di nuove scenografie e nuovi location e nuovi costumi per ogni singolo episodio!

Pubblicato il nuovo trailer per GTA 5 - i tre volti dei protagonisti.





E per una volta, il Drago parla di videogame

E' di queste ultime ore l'uscita del terzo trailer per quel GTA V così atteso da avermi ormai invaso anche i sogni. 
Una serie che amo - forse l'unica serie videoludica di cui posso davvero dirmi fan sfegatato. Da quella prima entrata della serie, che mi aveva tenuto incollato al divano da adolescente brufoloso, a muovere un omino giallo per le strade di una brutta città tridimensionale più assomigliante a un lego tarocco. Fino ai fasti al neon di Vice City e i deserti immensi di San Andreas. Fino a quel GTA IV, così amato e così odiato al contempo - col cugino rompiballe che ti chiamava al cellulare per giocare a bowling mentre eri intento a sfuggire dalle forze governative statunitensi. 
GTA è da sempre l'unico gioco che potrei definire droga

E com'era stato per i due trailer precedenti, io questo trailer lo  sto guardando e riguardando e ri- riguardando per la sesta volta, e anche per la settima, nell'impossibile-da-reprimere attesa per questo quinto capitolo (in realtà settimo) del grande rubi auto.

sabato 27 aprile 2013

Doctor Who, S07E09. Hide.

Chi è Clara Oswald?
E sopratutto, che mi frega?

L'ho già detto alla fine della mia recensione precedente, e sento il bisogno di ripeterlo anche qui: del mistero su chi sia la nuova compagna del Dottore davvero mi interessa poco
Se guardo il DW è perché mi piace quel senso di avventura e di meraviglia che lo accompagna; mi piace l'idea per cui l'universo possa essere un mare di culture e pericoli e di scoperte impensabili; sopratutto, mi piace il modo in cui unisce diversi generi - storie di paura, storie di avventura, e anche favole - camuffandoli sotto la maschera della "fantascienza".
Non ho bisogno di un "grande mistero" per sintonizzarmi a una nuova puntata ogni settimana, non ho bisogno di chiedermi "chi sia Clara Oswald" e perché sia apparsa in diverse epoche e perché sia morta (quasi) in ognuna.

Eppure, qui ne dovrò parlare un attimo. Perché è innegabile che si sia creato un leit motif relativamente evidente in queste quattro puntate: al TARDIS non piace Clara. 

martedì 16 aprile 2013

Doctor Who, S07E08; "Cold War"


Il segreto nel farsi degli amici è imparare a non giudicare

Fra tutti i Dottori, Patrick Troughton è forse uno di quelli meno memorati: dopotutto era il secondo arrivato

Giunto in scena prima che il concetto di rigenerazione diventasse un evento accettato e anche atteso nella carriera di un Dottore, al pubblico del tempo deve essere sembrato null'altro che un misero sostituto di quell'amato vecchietto che per primo aveva interpretato il Signore del Tempo. 

A questo si aggiunge come le storie sotto il suo "regno" si fossero fatte più deboli, maggiormente incentrate su mostri di cartapesta e meno sulla scrittura e la recitazione. Quel programma educativo su un viaggiatore nel tempo che potesse insegnare la storia del mondo al giovane pubblico Britannico ormai era scomparso per sempre: al suo posto erano stati lasciati soltanto soldati in carta alluminio, barattoli sturacessi assassini e pupazzoni marziani congelati.

lunedì 8 aprile 2013

Doctor Who S07E07, "The Rings of Akhaten", la Recensione


La seconda puntata di questa "mezza stagione" si apre con un'immagine che avrà sciolto il cuore di ogni adulto e fatto saltare di gioia ogni bambino Britannico sintonizzato: l'Undicesimo Dottore che legge uno speciale estivo (in pieno autunno) dell'annata 1981 de "The Beano".

Sicuramente il riferimento sarà passato sopra la testa a chi invece guarda questa puntata in Italia, quindi sento il bisogno di contestualizzare: assieme al Doctor Who, The Beano è un elemento centrale dell'infanzia di chiunque sia cresciuto sulle isole a nord del continente; essendo in pubblicazione dal 1938, questa rivista a fumetti ha deliziato generazioni di Britannici da più di mezzo secolo. Famoso anche per il fatto di ospitare tra le sue pagine la versione Inglese di Denny (di cui la versione Americana, molto più edulcorata, tende ad essere più conosciuto a livello mondiale), conosciuto come Dennis the Menace and Gnasher.

Un araldo dell'infanzia Britannica come il Doctor Who che ne impugna un'altra come the Beano ha quindi un impatto simbolico e sopratutto nostalgico  di non poca importanza - e forse proprio per questa ragione serve a introdurre una puntata il cui tema centrale sembra essere quello dell'importanza degli oggetti e del valore simbolico di cui li investiamo.

Proprio come quella foglia che da li a poco vediamo colpire in faccia un futuro papà, facendolo quasi investire e quindi incontrare con la sua futura sposa. Foglia che terrà sempre con sé, e che passerà a sua figlia